L’Eucarestia per la Commemorazione di tutti i fedeli defunti di sabato 2 novembre 2019 a Rimini animatori è stata celebrata da don Guido Maria Pietrogrande; con il tratto carismatico che lo contraddistingue la nostra guida ci ha indicato nel grido di Giobbe che si leva dalla Prima Lettura ( Gb 19,.1.23-27a) due annunci imperativi da tenere saldi nella cultura della morte travestita da misericordia che imperversa nel mondo in questi ultimi tempi: il primo kerygma è “IO SO CHE IL MIO SALVATORE È VIVO!” e cioè che anche se il corpo di carne si rompe o si corrompe (per un incidente o una malattia) e muore, la nostra vita non finisce perché è stata salvata, redenta per l’immortalità dall’ Amore Divino per mezzo del sacrificio di Gesù Cristo sulla croce e per questo resa possesso divino che l’uomo non può e non deve recidere a suo piacimento per alcuna ragione!
Con il secondo kerygma poi che è “IO LO VEDRÓ IL MIO SALVATORE!” don Guido ci esorta ad essere testimonianza viva di quella che per noi è una certezza: Sono redento! Sono salvato! Quindi mi comporto di conseguenza tenendo saldamente la mia lampada accesa, cioè la mia vita che illuminata dalla fede nel Kerygma, diviene testimonianza della misericordia vera nel mondo, non del travestimento dell’ autodeterminazione, ma dell’amore di un Dio che ci salva morendo nella carne, al posto nostro, pagando Lui con la sua vita divina, la morte del nostro peccato.
“Bisogna anche fare buona scorta alla lampada” , continua don Guido, spiegandoci l’olio come SEGNO di essere misericordia e consegnandoci quattro indicazioni per poter incarnare “cammini di fede”, dove altri possano vedere l’amore di Dio.
1 Quando ho colto la presenza di Gesù in un modo nuovo?
2 Quando ho sentito i passi del Risorto mentre scappavo da Gerusalemme?
3 Quando ho visto di lontano Gesù risorto sulla spiaggia del mare di Tiberiade ad aspettarmi dopo una pesca infruttuosa?
4 Quando il Signore ha invitato me Tommaso a mettere il mio dito sulle sue piaghe?
Il Padre ha le mani piene di nomi che siamo noi e li consegna al Figlio che morendo in croce li ridà al Padre perché tutti abbiamo la salvezza. Siamo redenti ,salvati dal Padre che ha firmato la cambiale per noi con il sangue del Figlio, un assegno in bianco dove noi mettiamo la cifra e il nostro nome e Dio paga!
L’amore ricevuto va donato, non si possono trascurare i fratelli e le sorelle che Dio ti mette accanto, nei loro volti è il Signore che chiede l’amore.
Gesù non ha lasciato un identikit per una ricerca vaga, ma una foto, una foto per riconoscere un volto, il volto del Crocifisso nel fratello infermo, nella sorella bisognosa che mi sta accanto : “Avevo fame, avevo sete, ero forestiero, ero ignorante, non avevo la fede, conducevo una vita immorale…..” e vanno aiutati senza paura di come fare e di cosa succederà.
Dopo una potente esortazione a non dubitare di essere chiamati a chiamare persone poiché “ di dubbio si muore, di fede si vive!” don Guido ci parla di Maria perché quando si parla di morte e resurrezione è bello rendere omaggio alla Madre del Redentore e ci racconta di san Domenico Savio che in punto di morte, interrogato su cosa gli desse sollievo, rispose “Essere stato molto devoto a Maria, la madre di Gesù”.
Infine si congeda dall’assemblea ricordando 5 grandi ricchezze che ogni cristiano ha e che non deve in alcun modo sprecare : La fedeltà alla Chiesa, la fedeltà al Papa, Gesù in mezzo a noi, Maria come madre, fratelli in sinodalità. Per non sprecarle bisogna viverle, solo se le viviamo infatti gli altri le vedranno.
Gesù è il Signore! Alleluia!
Simona Santori
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