Che cos’è il Canto in lingue?
C’è un testo molto bello di Sant’Agostino che spiega il
canto in lingue:
Chi è nella gioia non dica parole; la sua gioia si
fa capire senza che egli vi aggiunga parole: è il canto di un’anima che la
gioia inonda e che può esternare dei sentimenti senza arrivare a formare delle
frasi. L’uomo che è nella gioia, cominciando dalle parole che non possono né
dirsi né comprendersi, giunge a una specie di grido in cui la felicità
scaturisce senza parole” (Sant’Agostino, ).
Il canto in lingue dunque è una preghiera dello Spirito
Santo, che invocato, inonda l’anima con suoi doni, della sua potenza, e viene
espresso non in parole di senso compiuto, ma che inizia con una sorta di
balbettio, un linguaggio che solo lo Spirito Santo capisce. E’ una
preghiera che non nasce dalla volontà di dire qualcosa, ma che trascende la
mente, staccandosi da formule grammaticali, da vocaboli conosciuti, e innalza
l’Amore al Creatore, come un bambino che esprime il suo amore verso la mamma
con gorgheggi che all’apparenza non significano niente ma che in realtà sono
densi di amore.
Dice padre Raniero Cantalamessa nel suo libro Il canto dello
Spirito:
“Il verbo “cantare” con i suoi derivati, (canto, cantico,
cantore), è tra le parole che ricorrono con maggior frequenza nella Bibbia,
(circa 309 volte nell’Antico Testamento e 36 nel Nuovo)” .
Ci sono due significati che possiamo attribuire
all’espressione “Non ho parole”. Il primo è chiaramente negativo, mentre
il secondo indica uno stupore talmente forte, che non sappiamo come descriverlo
a parole. Tale è l’anima davanti alla presenza di Dio: non ha parole per
descrivere la bellezza di questo incontro, e loda con il cuore e l’anima,
senza parola, con un canto che inizia magari con una semplice nota, e che
finisce per spaziare in tutte le tonalità musicali, concerto paradisiaco,
angelico, che trascende il linguaggio umano, con le sue regole, e vibra in
alto, fino al cielo. Lodare Dio, lodarlo perché semplicemente Egli è Colui che
è, senza richieste, senza pretese, ma riconoscendolo come Dio: la lode ci porta
dinnanzi al suo trono, ed il canto in lingue ne rappresenta la gioia
inesprimibile a parole.
Il timore di apparire ridicoli può bloccare il nostro canto
in lingue: è l’ego umano che si frappone tra l’uomo e Dio. Lascia che sia
Lui a guidare la tua preghiera. Non capisci ciò che dici? Meglio! Egli sta
chiedendo ciò che è bene per Te, per la tua anima. Sono sempre più numerose le
testimonianze di guarigioni, legate al canto in lingue. Questo perché lo
Spirito Santo interviene alla radice del problema. Chi canta e prega in lingue,
come ci ricorda l’apostolo Paolo, edifica se stesso:
Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra
debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo
Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili; e
colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché egli
intercede per i credenti secondo i disegni di Dio (Rm 8,26-27).
Nel seguente video un esempio: