Come
dice l’apostolo Paolo, ognuno dei partecipanti dei nostri gruppi di preghiera è
portatore di un dono, di un carisma particolare, forse già confermato o ancora
da sviluppare!
I nostri gruppi
riflettono dunque una grande diversità, eppure, ad ogni riunione, è lo stesso
Spirito, lo stesso unico Dio che si manifesterà per parlare, agire in noi.
L’animazione del gruppo
di preghiera sarà dunque il servizio privilegiato di questa unità dello Spirito,
di questo vincolo della pace (Ef. 4,3) che favorisce e unifica l’esercizio dei
differenti carismi.
Come il direttore
d’orchestra in mezzo ai musicisti, l’animatore sarà attento che gli strumenti si
accordino e siano in sintonia per suonare in modo armonioso, in modo da
trasmettere il messaggio del compositore, e cioè la Parola di Dio, attuale e
particolare per ognuno dei nostri gruppi di preghiera. E all’inizio il compito
non è facile!
Tuttavia non si tratta
di porre sul piedistallo questo servizio o di considerarlo come il più difficile
o il più gratificante nel gruppo di preghiera. Come in ogni servizio, quando si
tratta del Signore e dei fratelli che Egli ci dà, è donata una grazia per
permetterci di compierlo senza glorificare noi stessi ( 2Cor. 10,17).
Precisiamo che anche nei
gruppi di preghiera poco numerosi l’animazione della preghiera resta un servizio
di équipe, di alcuni fratelli riuniti attorno all’animatore, che formano il
cuore del gruppo, un cuore ardente incaricato di infiammare tutto il gruppo
dell’amore e la gioia di Dio.
Cantori alla presenza del Re
Il servizio della musica
e del canto è uno dei ministeri di fatto tipici di un gruppo del Rinnovamento,
vista anche la particolare importanza che possiede la componente del canto
all’interno della preghiera comunitaria carismatica. Ogni gruppo, dal più
piccolo al più grande, ha al suo interno tale servizio, che va dal semplice
incarico al singolo animatore per le comunità più piccole, fino a un ministero
ben strutturato, con musicisti e coro, per le comunità più numerose.
La
“visione” classica alla quale s’ispirano i ministeri del canto nel Rinnovamento
è quella del capitolo 25 del Primo libro delle Cronache, nel quale si parla del
culto all’interno della “Tenda di Davide”, della costituzione di un ministero
numeroso e profetico, attraverso il quale si manifesta a Israele la Gloria di
Dio nella Nube.
Ma per la dimensione
locale del gruppo ci può essere più d’aiuto il brano di 1 Sam. 16, 14-23.
Nel brano citato si
racconta che il re Saul veniva spesso oppresso da uno spirito immondo, allora si
cercò per lui qualcuno che suonasse la cetra perché potesse “calmarlo”. Quindi
venne convocato il giovane Davide, “abile suonatore di cetra”, per stare alla
presenza del re. In questo passo, al versetto 18, possiamo riscontrare alcune
caratteristiche importanti per svolgere il servizio della musica e del
canto:<……egli sa suonare ed è forte e coraggioso, abile nelle armi, saggio nelle
parole, di bell’aspetto e il Signore è con lui >.
Le qualità dell’animatore del canto e della
musica
< Egli sa suonare >.
Il concetto dell’abilità nel suonare viene ripetutamente espresso anche nei
versetti precedenti. È ovvio che per essere un cantore ci deve essere di base un
talento musicale, anche minimo ( non esclusivamente saper suonare la
chitarra……).
Ciò vuol dire anche che
bisogna imparare, “andare a scuola”, per poter dare al Signore il meglio di noi.
< Forte e coraggioso
>. Si parla di un cantore rafforzato
dallo Spirito, non timido, ma coraggioso, che mette in gioco i suoi talenti e la
sua vita per il Signore ( pensiamo alla sfida dell’evangelizzazione).
< Abile nella armi >.
Si tratta, delle armi spirituali di cui parla Paolo al capitolo 6 della lettera
agli Efesini. Un cantore deve nutrirsi di preghiera personale e di vita
sacramentale.
< Saggio di parole >.
Nella lettera di Giacomo leggiamo che dalla stessa bocca non può uscire
benedizione e maledizione (Giacomo 3,9 -12).
< Di bell’aspetto >,
non parliamo di bellezza fisica, ma di una gioia e un entusiasmo che devono
trasparire anche esteriormente. Niente cantori musoni, brontoloni, seriosi.
Sorrisi e sguardo limpido!
< Il Signore è con
lui > . Questo punto riguarda la
comunità. La comunità deve avvertire che il Signore opera attraverso il servizio
del canto con un carisma speciale e chi canta deve camminare con il Signore.
Anche per il servizio
del canto il termine di discernimento ultimo è la qualità della vita
comunitaria. I cantori devono vivere appieno la dimensione del gruppo, devono
essere membra vive della comunità, evitare isolatamente e mancanze di
condivisione, o peggio ancora cammini paralleli.
Ciò vale specialmente
per i ministeri più grandi, nei quali più facilmente si annida la tentazione
dell’autosufficienza o dell’ambizione.
Animare secondo lo Spirito
Un animatore deve conoscere i suoi fratelli, deve sapersi accorgere
se un canto facilita la preghiera o è troppo difficile per l’esecuzione
assembleare, perché non cada nell’errore di animare solo se stesso.
Un canto può servire a
sottolineare la Parola proclamata, può anticipare profeticamente una Parola che
poi verrà proclamata, può essere esso stesso Parola proclamata, può essere la
parola di risposta dell’assemblea alla Parola proclamata.
Per riuscire in questo
non ci sono formule, ma bisogna semplicemente vivere nel totale ascolto dello
Spirito la preghiera comunitaria: cosa vuole compiere lo Spirito in questo
incontro?
Il servizio del canto
non può trincerarsi dietro il libretto dei canti, le prove, la tonalità di
esecuzione, i problemi di amplificazione. Questi sono strumenti che aiutano la
lode, non sono la lode.
I membri del servizio
del canto devono essere uomini di lode; non è possibile pensare che un cantore
non sia anche un animatore della preghiera, capace di lodare il Signore a voce
alta, di esultare nel giubilo, nel canto in lingue, nella gestualità. Come
nell’Antico Testamento, quando i cantori cantavano all’unisono < Lodate il
Signore perché è buono, perché eterna la sua misericordia > (Salmo 136, 1) si
manifestava la gloria di Dio in maniera visibile, anche adesso quando il nostro
ministero è svolto con unzione si manifesta la gloria di Dio, ma in maniera
invisibile: è lo Spirito Santo che prende possesso dell’assemblea, che inizia a
trasformare i cuori, che fa “discendere” la profezia.
Se il canto non
trasforma la comunità orante, non rende visibile la Pentecoste permanente,
interroghiamoci se stiamo svolgendo bene il nostro ministero, se la lode abita
realmente nei nostri cuori; forse il canto non ha trasformato ancora nemmeno
noi.
LO SAPEVATE CHE………
Il canto di cui parla il
Profeta Isaia (cap. 54.1), cioè il canto nelle circostanze difficili, spezza le
catene, afferma la supremazia di Cristo e spacca le montagne come dinamite?
Cecil Stewart,
evangelista conosciuto in tutto il mondo e soprattutto in Africa per le sue
crociate e insegnante in seminari per leaders, ha ricordato una sua terribile
esperienza personale.
Poco prima di una
conferenza, gli venne comunicato dal suo medico, che un tumore allo stomaco gli
avrebbe lasciato pochi mesi di vita.
Dopo qualche minuto di
angoscia terribile, prese una drastica decisione: avrebbe cantato al Signore
nonostante tutto. Il Signore lo ha premiato con la pace del cuore ed è ancora
forte e pieno di vita a quattro anni di distanza da quella sentenza che pareva
inappellabile.
Che il Signore sia
lodato!
Nessun commento:
Posta un commento